Le nanotecnologie a sostegno delle ricerche archeologiche

L’utilizzo delle applicazioni nanotecnologiche possono rappresentare un importante strumento per le ricerche archeologiche, decisamente importanti per tutto il tessuto accademico e museale della nostra Penisola. Un importante mix di studio e analisi tra utilizzo delle nanotecnologie, recupero di reperti storici e sviluppo delle ricerche archeologiche si ebbe nel 2018, in Sicilia, con l’analisi di un reperto di una nave romana. Lo studio e l’applicazione delle nanotecnologie, su di un campione scelto dal fasciame della nave romana di Marausa, richiese un’indagine scientifica accurata e scrupolosa al fine di ottenere tutte le informazioni necessarie sullo stato del reperto ligneo e per constatare la porosità ed eventuali depositi che avrebbero potuto influire negativamente sulla buona riuscita dei test applicativi.  In accordo con la Soprintendenza del Mare e dell’Assessorato, si estesero le analisi conoscitive sullo stato di conservazione  anche per alcune sezioni del fasciame della nave Punica conservata all’interno del Museo Baglio Anselmi Lilibeo di Marsala. L’investigazione scientifica così approfondita su reperti lignei di navi rimaste per secoli nei fondali marini venne eseguita per poi giungere ad una ipotesi di intervento conservativo con le nanotecnologie che ha provveduto a sviluppare in funzione di questo contesto la 4WARD360-nanotecnology.

Gli esami che furono eseguito con Tomografia Computerizzata Multistrato, basati sull’erogazione di un fascio di radiazioni ionizzanti (raggi “X”) consentirono di ottenere immagini particolarmente dettagliate di aree specifiche delle sezioni del legno. Le immagini ottenute furono ricostruite e rielaborate in modelli tridimensionali e su piani diversi da quello dell’acquisizione. Per poter ricavare informazioni dettagliate di specifiche aree del fasciame è stato necessario rivalutare il volume da più angoli. Grazie a questa tecnica le sezioni lignee esaminate furono virtualmente “affettate” in molti strati sub-millimetrici che, rielaborati dal calcolatore, fornirono immagini tridimensionali e indicazioni sulla natura della struttura interna del legno esaminato, così di fatto consentendo di avere un quadro chiaro dell’anima del fasciame” che all’esame ottico degli esperti sembrava fosse stato attaccato da vari agenti biologici. Invece, l’esame con trattamento nanotecnologico ha potuto scongiurare tale ipotesi in quanto gli inestetismi visibili sulla parte esterna dello scafo sono semplicemente delle reazioni chimiche delle piccole lamelle di ottone conficcate nel substrato del fasciame e che, probabilmente, a causa del microclima da vita alla manifestazione di solfati, si sprigionano dalle piccole lamelle e dalle teste dei chiodi in ottone.

4wardback 02Il trattamento di studio e ricerca condotto da 4ward360 ha consentito di far comprendere l’importanza di un percorso di studio, analisi dettagliate e ricerche archeologiche da svilupparsi attraverso informazioni e dati da raccogliere tramite l’innovazione nanotecnologica.

Elementi di ricerca che possono essere utili e disponibili ai comitati scientifici composti da esperti provenienti dal mondo della conservazione, della chimica, della scienza, dell’archeologia, della storia, della ricerca subacquea e dell’innovazione tecnologica per il restauro.