Esercito di Terracotta | Xian City
Trattamento nanotecnologico applicato alle opere d’arte
La miglior difesa per l’eternità: l’esercito di terracotta di Qin Shi Huang
«Il guerriero sa che è libero di scegliere ciò che desidera: le sue decisioni sono prese con coraggio, distacco e talvolta, con una certa dose di follia»
E’ con queste parole che si potrebbe descrivere Qin Shi Huang, un imperatore che con tenacia e determinazione nel 221 a.C. unì tutti i regni della Cina sotto il suo dominio attuando una serie di importanti riforme.
Unificò infatti pesi e misure, scrittura e moneta, e compì imprese grandiose come il restauro dell’esistente Muraglia cinese continuandone i lavori. Nella tradizione orientale viene descritto come un uomo brutale, senza scrupoli, superstizioso e ossessionato dall’idea di essere assassinato.
Forse quest’ultima ossessione fece si che il tiranno passò anni della sua vita con una preoccupazione angosciosa: l’immortalità. Secondo antiche leggende cinesi l’imperatore morì per intossicazione da mercurio perché convinto portasse all’eternità: sicuro del potere miracoloso di questo metallo, all’interno del suo mausoleo, con l’ausilio di geniali macchinari, ricreò il fiume Giallo e Azzurro con il mercurio al posto dell’acqua, e ricoprì il soffitto di rame, impreziosendolo con perle raffigurava il cielo stellato.
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Qin Shi Huang non credendo nella fugacità della vita voleva una sicurezza ultraterrena che solo un esercito di oltre settemila guerrieri poteva dargli. Le statue erano di dimensioni di poco superiore al reale e dai volti differenti l’una dall’altra, l’insieme era diviso in otto fosse e ricreava un esercito simbolico tra fanti, arcieri, balestrieri e aurighi che avrebbero dovuto proteggere e servire l’imperatore nella vita eterna.